Anche Maria Antonietta cominciava a esercitare la sua influenza sulle decisioni dello sposo e come prima cosa lo obbligava a sottoporsi all'inoculazione del vaiolo.
La notizia suscitava un vespaio di polemiche sia fra i nobili sia negli ambienti clericali ostili a simili pratiche mediche. Le critiche erano ancora più aspre in quanto a quell'operazione aderivano anche i due fratelli di Luigi, i conti di Provenza e d'Artois, con le rispettive consorti.
Lo scandalo era così grande che in pochi giorni i titoli finanziari francesi precipitavano lasciando sul lastrico molti investitori.
L'arcivescovo di Parigi, monsignor Christophe de Beaumont, scriveva al re supplicandolo «in nome della Santa Chiesa di desistere da un proposito insano».
Luigi XVI replicava: «Monsignore, se la presente situazione fosse un caso di coscienza, io mi appellerei a voi, ma non lo è. Per la mia salute io consulto i medici come per gli affari di Stato i ministri!»
Tratto da "Luigi XVI - L'ultimo Sole di Versailles" di Antonio Spinosa.
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